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I prodotti agroalimentari di qualità

Ott102018

Avv. Alessia Facco

Al giorno d’oggi, i consumatori danno sempre maggior importanza ad una corretta lettura dell’etichettatura dei prodotti alimentari, oltre che delle sigle e dei simboli presenti sulle confezioni degli stessi al fine di darne una qualificazione, intesa come attribuzione di “qualità” intrinseche del prodotto.
Ma quali sono le caratteristiche principali dei prodotti agroalimentari c.d. “di qualità” che possiamo trovare sugli scaffali dei supermercati?
Senza pretesa di esaustività, indichiamo una piccola guida sui c.d. “segni di qualità” più frequentemente utilizzati in ambito nazionale e comunitario.

LE INDICAZIONI c.d. GEOGRAFICHE
In primo luogo, l’Unione europea tutela i prodotti di qualità che hanno un legame stretto con il territorio di origine. La materia è disciplinata principalmente dal Reg. UE n. 1151/2012.
Come si legge nel sito del MIPAAF, “L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea”, con i suoi ben 294 prodotti DOP, IGP e STG (senza contare i numeri dei vini e delle bevande spiritose).
Ma cosa s’intende con tali sigle?
I prodotti alimentari e i vini possono essere designati con una denominazione di origine protetta (DOP) o con una indicazione geografica protetta (IGP), mentre per le bevande spiritose (grappe, liquori ecc.) e i vini aromatizzati si usa l’espressione indicazione geografica (IG).
In Italia, inoltre, le sigle DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) e DOC (denominazione di origine controllata) sono utilizzate per designare i vini DOP, mentre la sigla IGT (indicazione geografica tipica) è utilizzata per designare i vini IGP.
Il segno distintivo DOP è un nome che identifica un prodotto originario di un luogo, regione o paese la cui qualità o caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente all’origine geografica. Tutte le fasi di produzione, lavorazione e trasformazione si svolgono nella zona geografica delimitata.
Denominazioni DOP sono ad esempio l’aceto balsamico di Modena, il formaggio di Castelmagno, l’asparago bianco di Bassano del Grappa, il basilico genovese, il culatello di Zibello, il prosciutto crudo di Parma e quello San Daniele.
IGP, invece, è un nome che identifica un prodotto originario di un luogo, regione o paese, alla cui origine geografica sono essenzialmente attribuibili una data qualità, la reputazione o altre caratteristiche. La produzione o la lavorazione o la trasformazione si svolgono nella zona geografica delimitata.
Prodotti IGP sono, ad esempio, l’arancia rossa di Sicilia, i cantucci toscani, il cappero di Pantelleria, la cipolla rossa di Tropea, la Piadina romagnola.
I requisiti IGP sono meno severi di quelli DOP e il collegamento dei prodotti IGP con il milieu della zona di provenienza è sicuramente meno intenso di quanto accada per i prodotti DOP: la relazione rilevante per il prodotto IGP può infatti sussistere anche fra la località di provenienza e la semplice reputazione del prodotto.
Tutti tali prodotti sono ottenuti in conformità ad un disciplinare (condizione preliminare per la registrazione di un’indicazione geografica) e sono soggetti a controlli eseguiti da organismi indipendenti.

LE SPECIALITA’ TRADIZIONALI GARANTITE
A prescindere dalle indicazioni c.d. geografiche, può essere valorizzata anche la tradizione di un prodotto alimentare con una specialità tradizionale garantita (STG), anch’essa oggetto di tutela da parte dell’Unione europea.
Per STG s’intende un prodotto ottenuto con un metodo di produzione, trasformazione o una composizione che corrispondono ad una pratica tradizionale o da materia prime o ingredienti utilizzati tradizionalmente.
La differenza con i sistemi DOP e IGP è che mentre questi tutelano il legame con il territorio e la qualità del prodotto, qui invece l’accento cade sulle caratteristiche intrinseche, come risultato delle ricette tradizionali utilizzate e dei procedimenti di lavorazione adottati, non necessariamente legati ad una precisa zona geografica.
Tale strumento è meno utilizzato rispetto a DOP ed IGP; le uniche STG italiane registrate sono la pizza napoletana e la mozzarella.
Anche tali prodotti sono ottenuti in conformità ad un disciplinare e sono soggetti a controlli eseguiti da organismi indipendenti.

I PRODOTTI DI MONTAGNA
Si tratta di una c.d. indicazione facoltativa di qualità (IFQ) istituita dall’Unione Europea, che designa prodotti alimentari ottenuti in zona di montagna, utilizzando materie prime e alimenti per gli animali provenienti principalmente dalla montagna.
Non sono previsti disciplinari di produzione né controlli da parte di organismi indipendenti.

I PRODOTTI BIOLOGICI GARANTITI
Il simbolo dei prodotti biologici garantiti viene disciplinato da diversi Regolamenti comunitari rispetto a quello citato in precedenza (i Reg. 838/2007, 889/2008 e 1235/2008) e risponde ad obiettivi in parte diversi rispetto a quelli sottostanti i c.d. “segni di qualità” in senso stretto, ma fornisce pur sempre delle importanti indicazioni al consumatore.
La qualità dei prodotti biologici garantiti deriva essenzialmente dal metodo di produzione. Si tratta di prodotti ottenuti applicando sistemi di gestione sostenibili, basati sull’interazione tra le migliori pratiche in materia di ambiente, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali e l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali. È vietato l’uso di OGM ed è limitato al mimino l’uso di sostanze chimiche e di sintesi.
Anche sui prodotti biologici vengono eseguiti dei controlli da parte di organismi indipendenti.

Avv. Alessia Facco

Categoria: Diritto Alimentare10 Ottobre 2018

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